Dopo anni e anni (evito di indicare il numero per ragioni di decenza, ma siamo in doppia cifra) di infruttuoso studio dell’inglese, ho raggiunto un livello scarso ma che definirei “di orgogliosa e mera sopravvivenza”: non saprei mai discutere dei massimi sistemi nella lingua del principe Carlo, ma potrei spingermi a chiedere cibo, bibite e indicazioni di massima per la stazione.
In questo articolo sto pensando, non tanto a me, bensì a mia mamma e mio babbo…
Ho provato ad immaginarli:
1) da soli in un hotel all’estero in cui nessuno parla una parola di italiano (in cui arriverebbero distrutti e nervosi, dopo 45 ore di auto, dato che non volano, dopo essersi smarriti 73 volte seguendo rigorosamente-non-aggiornate mappe cartacee anni ’70, dato che non usano nemmeno il navigatore),
2) senza conoscere una parola d’inglese,
3) senza internet sul cellulare (segnalo comunque, con un certo orgoglio, che mia mamma ha recentemente imparato l’astrusa arte del leggere SMS, ma ovviamente non di scriverli).